Con l’approvazione del nuovo “pacchetto sicurezza” il governo spinge ancora di più l’Italia nel baratro del razzismo.
Gli immigrati sono sempre più costretti all’irregolarità, respinti alle frontiere dello stato, rinchiusi nei C.i.e. in condizioni disumane. Aumentano, in maniera arbitraria, i dinieghi alle richieste di asilo politico.
Nelle campagne della nostra regione si consuma lo sfruttamento selvaggio della manodopera straniera. Gli immigrati sono costretti a lavorare 12 – 13 ore al giorno per pochi euro, ricattati dalla loro condizione di clandestinità.
Anche la nostra terra continua ad essere teatro di aggressioni razziste ed omofobe, che non suscitano l’indignazione da parte delle istituzioni, sempre pronte però ad invocare la “sicurezza” e la “legalità” per criminalizzare gli emarginati, i poveri, i “diversi”.
Mentre si fomenta il delirio securitario e razzista, il governo ed i potentati economici proseguono il loro attacco al mondo del lavoro, licenziano ed invocano sempre più flessibilità, bassi salari, “competitività”. Continua il massacro del welfare, dell’istruzione pubblica e dei diritti sociali.
La repressione del dissenso assume il volto delle cariche contro i cittadini di Terzigno come quello dei licenziamenti punitivi dei militanti sindacali nelle fabbriche, o come quello degli arresti contro gli antirazzisti di Brescia.
Nella città di Bari, mentre il sindaco Emiliano si erge a paladino della legge e dell’ordine, ai rifugiati politici non viene riconosciuto il loro diritto alla casa e nemmeno quello ad una residenza fittizia per poter usufruire delle cure sanitarie o per accedere ad un lavoro regolare.
Le strutture dell’ex-socrate e del ferrhotel non hanno ancora allacci alle utenze di luce ed acqua.
Anche a Bari si favoriscono i profitti degli speculatori mentre molti che avrebbero diritto ad accedere all’edilizia popolare sono fuori dalle liste, aumentano i costi degli affitti ed i senza tetto.
L’assemblea riunitasi presso l’ex-socrate il 5 novembre fa appello a scendere in piazza il 28 novembre contro il razzismo, lo sfruttamento, la repressione.
IL 28 novembre terremo vivo il ricordo di Benedetto Petrone, giovane antifascista barese ucciso da una squadraccia del movimento sociale il 28 novembre del 1977 nella città vecchia. Questa giornata è per noi tutti luogo del riconoscimento in una storia ed in una pratica politica che si rifiutano di essere archiviate nell’ipocrisia delle commemorazioni istituzionali e nello schematismo degli opposti estremismi. Nè vogliamo che il nostro antifascismo sia rituale, ma scendendo in piazza il 28 novembre vogliamo riaprire un percorso vertenziale e politico sulle tematiche dell’immigrazione, della formazione, dell’oppressione sessuale, della repressione, dello sfruttamento del lavoro, dell’attacco ai beni comuni.
Per questo facciamo appello ai migranti, ai collettivi che si battono contro le discriminazioni sessuali, agli studenti che si battono contro i tagli e la riforma Gelmini, ai precari ed ai lavoratori che subiscono gli effetti della crisi capitalista, a mobilitarsi.
C’è bisogno di costruire una nuova partecipazione dal basso, promuovendo l’autonomia e l’autorganizzazione del conflitto sociale. Per questo invitiamo tutte le forze antifasciste, antirazziste, antagoniste della nostra terra a costruire con noi questa giornata ed il percorso politico che questa promuove.
Auspichiamo che tutte le esperienze di lotta e di resistenza sul nostro territorio, nell’autonomia dei loro percorsi e delle loro specifiche rivendicazioni, possano trovare voce in questa manifestazione, al fine di costruire un unico blocco di opposizione sociale alla deriva securitaria, razzista, repressiva e classista del governo, del padronato e dei media dominanti.