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ROMA – Il verdetto della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per i respingimenti verso la Libia attuati dal precedente Governo, è una sentenza che sancisce un pesante giudizio sul passato, come dimostrano le vibrate proteste dei ministri dell’esecutivo Berlusconi, ma condiziona anche il futuro, con l’attuale governo che assicura il rispetto dei diritti umani nei rapporti con la Libia e parla di “ripensamento” delle politiche migratorie italiane. Soddisfatte le organizzazioni umanitarie, che plaudono alla “svolta” e definiscono la sentenza una “pietra miliare”.
Di sentenza che peserà sulle scelte future parla subito il premier Mario Monti, mentre il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, annuncia che nei rapporti con la nuova dirigenza libica “ogni iniziativa intrapresa sarà improntata all’assoluto rispetto dei diritti umani e alla salvaguardia della vita degli uomini in mare”, aggiungendo però che “con altrettanta fermezza sarà contrastata l’immigrazione illegale, soprattutto quella che si manifesta attraverso la tratta delle persone”. Il collega di Governo Andrea Riccardi promette che “valuteremo con grande attenzione questa sentenza che ci farà pensare e ripensare alle nostre politiche sulle migrazioni”. “Vogliamo fare una politica chiara, trasparente e corretta sull’immigrazione, senza niente da nascondere” aggiunge il titolare dell’Integrazione.
Contro la Corte di Strasburgo interviene subito l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, il cui partito, la Lega Nord, era stato il principale sponsor della politica dei respingimenti del Governo Berlusconi. Maroni parla di sentenza “politica” che “colpisce la linea di estremo rigore da noi adottata contro l’immigrazione clandestina e apre la strada all’immigrazione libera”. “I respingimenti – ha ricordato – sono stati fatti dalle autorità libiche e noi ci siamo limitati a prestare assistenza”. Dunque, ha proseguito, “si tratta di una pratica che io rifarei, anche perché ha contribuito a salvare molte vite umane, impedendo la partenza di barconi con migranti dalla Libia”. Gli fa eco l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa: “posso affermare con certezza che l’Italia si è sempre comportata correttamente e nel pieno rispetto dei diritti umani”, mentre l’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, chiede al Governo italiano “di impugnare la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo”.
“Se è vero quanto si legge nelle anticipazioni – aggiunge Mantovano – è una decisione che ha presupposti di fatto e di diritto inesatti, se non travisati. L’Italia non ha mai eseguito ‘espulsioni collettive’, non ha mai negato l’avvio della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiati a chi l’ha chiesta, nè ha mai negato lo status quando la domanda era fondata”. Le organizzazioni umanitarie, che con forza avevano in passato criticato la politica italiana dei respingimenti, ora plaudono alla sentenza di Strasburgo.
Costituisce “un’importante indicazione per gli stati europei circa la regolamentazione delle misure di controllo e intercettazione alla frontiera” afferma Laurens Jolles, rappresentante dell’Unhcr per il sud Europa, che si augura “che rappresenti un punto di svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la gestione dei flussi migratori”. Per Amnesty International si tratta di una “pietra miliare, perché rafforza e favorisce il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Europa e pone fine alle misure extraterritoriali di controllo delle migrazioni che non contemplano l’identificazione delle persone che gli stati sono invece obbligati a proteggere”.
Contenta si dice anche la Fondazione Migrantes della Cei: per il suo direttore, mons. Giancarlo Perego, la sentenza è un importante richiamo per la politica italiana e per l’Unione Europea in generale. Per un altro organismo di ispirazione cattolica, le Acli, si tratta di una “censura gravissima per il governo che commise quell’errore e per quelle forze politiche che non solo difesero ma si fecero vanto di quei respingimenti, condannati immediatamente da tutte le organizzazioni umanitarie”.